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Nelle opere di Roberta Maola, pur partendo dalla fotografia, il soggetto è tangibile, reale, vivente.              

In quello che riproduce a matita o in pittura, sono importanti i dettagli, i segni, in grado di raccontare un’essenza che resta invisibile nella fotografia. 

La realtà diventa illusione.  I segni ne tracciano e ne imprigionano la vita. 

Per l’artista è essenziale afferrare il soggetto con discernimento, vale a dire, nel tracciato delle forme, anche se lo scopo è quello di ottenere un risultato di pienezza, tutta l’arte dell’esecuzione deve risiedere nelle notazioni frammentarie e nelle interruzioni. La matita si interrompe per caricarsi meglio di sottintesi.

L’iperrealismo o il fotorealismo rappresentano solo un medium che le consente di colmare la dicotomia tra lo spazio interno della mente e quello esterno del foglio, mettendo in atto una serie di procedure formali di tipo idealistico o propositivo che rappresenta il vero substrato delle immagini: siano esse “immaginate” o “disegnate”.

Per Roberta Maola, le immagini della mente hanno un’acuità visiva, un effetto prospettico, una densità di dettaglio, una serie di rapporti spaziali e dinamici indistinguibili da quelle ”vere e proprie”.

Il disegno interno, come operazione di presa di coscienza del mondo, è a monte di tutte le operazioni artistiche successive: fotografare, disegnare, dipingere. Significato e forma. Il disegno interno infatti si estrinseca, si visualizza nel disegno esterno che ricade sotto le procedure esecutive particolari delle varie tecniche rappresentative.

Nell’opera “L’idea dé pittori, scultori ed architetti”, del 1607, Federico Zuccari definisce il disegno interno "uno specchio di finissimo cristallo", "termine et oggetto conosciuto, entro al quale, conosce l’intelletto le cose in lui rappresentate”.  Nella definizione moderna di J. Shorter viene sottolineata una comunanza di proprietà tra immagini mentali e rappresentazioni. Shorter suggerisce che le “immagini mentali abitano, più o meno a metà strada tra le rappresentazioni e la descrizione.”  Deriva da questo che le immagini mentali debbano essere considerate sotto due differenti vie: come oggetti in se medesimi o come rappresentazioni di altre cose.

Nelle opere di Roberta Maola il disegno interno è molto più di una facoltà di evocare immagini che trascendano il mondo delle nostre percezioni.

Insita nella stessa percezione, commista alle operazioni della memoria, scortando il progetto, la speranza, il timore, le congetture, l’immaginazione collabora con la funzione del reale, in quanto il nostro adattamento al mondo esige che si esca dall’istante presente, che si superino i dati del mondo immediato, per impadronirci con il pensiero di un avvenire a tutta prima indistinto.

Senonché volgendo le spalle all’universo tangibile che il presente concentra intorno a noi, la coscienza immaginativa può anche assumere una sua distanza e proiettare le sue invenzioni in una direzione in cui non deve tenere conto di una possibile coincidenza con l’avvenimento, e in questo secondo senso essa è finzione, gioco o sogno, pura fascinazione. Se ogni vita pratica si dà necessariamente un’immaginazione del reale, si constata che anche nel fantasticare più sregolato sussiste una realtà dell’immaginario.

Raffaella Rinaldi

Luglio 2015, Roma

53 anni 7 mesi 11 giorni notti comprese

In Roberta Maola’s artworks, whilst starting from photography,  the subject is tangible, real, and alive. The details and signs are important in her pencil drawings and paintings, for being able to show the essence which is not visible in photography.

Reality becomes illusion. Its life is outlined and imprisoned by the signs. For the artist it is essential to approach the subject with discernment, and namely, while sketching the forms, even if the aim is to obtain a result of fullness, the art of execution must fully lie in fragmented notations and interruptions. The pencil stops and it is filled up with allusions.

Hyperrealism or photorealism only represent a medium that allows her to solve the dichotomy between the internal space of the mind and the external space of the sheet, implementing a series of formal, idealistic or propositional procedures that represent the true substrate of the images: either "imagined" or "drawn".

For Roberta Maola, the images of the mind have a visual acuity, a prospective effect, a density of details, a series of spatial and dynamic relationships that do not allow them to be distinguished from the "real" ones.

The internal design, as an operation of awareness of the world, is the starting point of all subsequent artistic operations: photography, drawing, painting. Meaning and form. In fact, the internal design is extrinsic, it is pictured in the external design which falls under the specific executive procedures of the various representative techniques. In the work "L’idea dé pittori, scultori ed architetti" of 1607, Federico Zuccari defines the internal design as "a mirror made of the finest crystal", "term and known object, within which the intellect identifies the represented things". J. Shorter, in his modern definition, underlines a commonality of ownership between mental images and representations. 

Shorter suggests that "mental images are approximately halfway between representations and description." Therefore, mental images should be considered in two different ways: mere objects or representations of other things.

In Roberta Maola's works the internal design is much more than the faculty to evoke images that transcend the world of our perceptions. Imagination is enclosed within perception itself, mixed with the operations of memory, escorting the project, hope, fear, conjectures, and collaborates with the function of reality since our adaptation to the world requires us to leave the present moment and overcome the data of the immediate world in order to discover with the thought a future that was previously blurred

However, by turning our backs on the tangible universe that is currently present around us, the imaginative consciousness may distance itself and project its inventions where there is no need to take into account a possible coincidence with the event, acquiring the second meaning of fiction, game or dream, pure fascination. If each practical life necessarily involves the imagination of the reality, even in the wildest fantasies there is a reality of the imagination. ​

 

Raffaella Rinaldi

Rome, July 2015

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